Giulio, partiamo da quello che dicono le norme. In ambito edilizio, uno spazio considerato ben illuminato è quello che rispetta i rapporti aero-illuminanti. Quali sono pregi e limiti di questo approccio?
È uno di quei casi in cui le buone intenzioni teoriche si annacquano in una prassi che segue altre priorità. In Italia abbiamo una norma, scritta ormai 50 anni fa, che era assolutamente all’avanguardia rispetto ad altre nazioni. Ma allora i tempi non erano maturi e la norma era troppo complessa e ambigua per essere messa in pratica da progettisti e costruttori. Si è quindi creata una prassi progettuale diversa dove la finestra e la sua dimensione sono quasi gli unici protagonisti della storia. È pero una semplificazione che non prende in considerazione il contesto in cui si esprime la luce. Ci siamo dimenticati della realtà fisica.
il Decreto Criteri Ambientali Minimi (CAM 2017) aveva dato specifiche più precise…
Sì ma spesso non viene rispettato, nemmeno per edifici di particolare rilevanza come una scuola. La verità è che fare un calcolo semplice fa comodo a tutti: sia ai progettisti, sia ai controllori della pubblica amministrazione. Altrimenti servirebbero formule complesse e un software di calcolo illuminotecnico certificato e dedicato.
Quindi, oltre alla grandezza dell’infisso, quali sono gli altri parametri da considerare?
La luce naturale dipende da superfici e geometria. Oltre alla dimensione delle finestre, il loro numero conta tantissimo perché più sono le finestre più aumenta enormemente la flessibilità di una geometria. Anche a parità di dimensione complessiva, avere due finestre anziché una sola, magari su due fronti diversi, ha un valore enorme in termini di luce naturale. Ancora di più se una di queste finestre è una luce zenitale.
Poi il rapporto varia in base alla presenza di ostruzioni esterne come un palazzo di fronte oppure endogene come il balcone del piano di sopra, per non parlare della posizione della finestra sulla parete o di tanti altri aspetti. Comunque possiamo dire che multidirezionalità, frammentazione e ostruzione della luce, sono elementi chiave.
Non possiamo delegare a un’unica finestra, per quanto grande, la capacità di assolvere i nostri bisogni di luce naturale.
Parlavi prima di luce zenitale. Quali sono i suoi vantaggi?
La luce zenitale è una luce dall’alto verso il basso che proviene direttamente dalla volta celeste. E più si inclina verso il cielo più porta luce. Non solo. La sommità del cielo è più luminosa, ha un gradiente spiccato. Quindi, rispetto a una tradizionale finestra verticale, il rapporto è quasi di 3 a 1.
Inoltre, la luce zenitale può essere portata nel cuore degli ambienti, soffre meno di dispersione e dà una sensazione di naturale apertura perché riproduce ciò che succede all’esterno. Anche dal punto di vista compositivo risulta esteticamente più interessante grazie ai suoi spigoli, le sue radenze e i suoi contrasti.
Perché è così importante la luce naturale?
È fondamentale per il corretto funzionamento dei nostri ritmi circadiani, oltre a favorire lo sforzo cognitivo e percettivo. Non a caso nelle scuole, il famoso 2% – la percentuale di luce che dovremmo avere in un ambiente domestico rispetto alla quantità di luce disponibile all’esterno – viene elevato al 3%. La verità però, è che viviamo nelle caverne. Perché la normativa, come dicevamo prima, è stata bypassata da una prassi che non considera tanti aspetti fondamentali per garantire una corretta quantità di luce naturale.
La luce naturale dovrebbe diventare un ingrediente fondamentale di ogni progettazione a partire proprio dalla sua geometria. C’è moltissima strada da fare in termini di formazione e cultura in merito, a cominciare dalle Università.
Grazie Giulio, sicuramente il tuo libro – Zenit: progettare con la luce naturale – porta un po’ di luce su questo tema.